IL DECRETO SEMPLIFICAZIONI: MENO BUROCRAZIA E ONERI PER LE IMPRESE, ECCO COSA CAMBIA

Il Decreto Semplificazioni è dal 6 Aprile ufficialmente legge dello Stato, dopo l’approvazione alla Camera con 394 voti favorevoli, 49 contrari e 21 astenuti. Per chi non ne fosse a conoscenza eccone i contenuti.
Diverse le novità per le imprese, che mirano ad rapporto più semplice con la PA e a definire procedure più snelle e meno onerose in termini economici. Come la certificazione antimafia e il DURC acquisiti d’ufficio dagli enti pubblici.

Dei 75 articoli del decreto (erano 63 articoli nel testo originario) , quelli riguardanti le imprese sono per lo più riferiti alla riduzione dellaburocrazia, avvalendosi ove possibile di tecnologie innovative e strumenti telematici.

Il Ds prevede il potenziamento degli strumenti telematici, anche a beneficio delle aziende, in settori chiave come mobilità, risparmio energetico e sicurezza: ad esempio, spazio alla marca da bollotelematica e, dal primo gennaio 2014, utilizzo esclusivo di PEC, canali e servizi telematici per le comunicazioni con la Pubblica Amministrazione.

Un risparmio stimato per le PMI di circa 140 milioni all’anno, che si aggiungono ai 313 milioni che si dovrebbero risparmiare con la soppressionedell’obbligo di predisporre e aggiornare il documento programmatico sulla sicurezza (DPS) a tutela della privacy.

Inoltre il decreto autorizza l’emanazione di apposite misure atte a semplificare, anche attraverso la cancellazione di leggi, e coordinare i controlli alle imprese da parte delle amministrazioni per evitare duplicazioni e sovrapposizioni.

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DALLA CRISI NASCONO NUOVE OPPORTUNITA’ PER IL NOSTRO FUTURO!

Ricette business per una vision in grado di andare oltre, per proiettarsi proattivamente verso le sfide del prossimo futuro. Il ruolo centrale dei social.

Il periodo di crisi è inevitabilmente visto come momento di riflessione sulle scelte di investimento ma anche di consolidamento in vista delle sfide future del dopo-crisi.

Trend futuri

Che dalla crisi economica possano nascere opportunità non è un concetto nuovo: imprenditori e manager lo sanno da tempo. Dalla crisi economica si possono trarre riflessioni utili sui mestieri che finiscono ma anche sulle opportunità che si creano. A sostegno delle scelte di oggi bisogna dunque guardare ai trend di domani, tracciati dagli analisti nel corso dell’evento.

Il 72% delle imprese, PMI comprese, permette l’uso del proprio personal computer ai dipendenti (Consumerizzazione IT) . Circa il 40% dei dipendenti spende oltre il 20% del tempo lontano dalla scrivania e il 72% delle aziende best in class prevede di includere gli smarthphone tra gli strumenti di videoconferenza.

Anche il ruolo dei CIO (chief Information Officer) sta cambiando: tra gli obiettivi primari, si configura ormai la necessità di consolidare le infrastrutture adottando un modello di business che vi permetta l’integrazione di soluzioni ICT (Information Communication Technology) per il perseguimento dell’innovazione, perché senza vi è competitività.

Altri elementi di spinta in un futuro prossimo per le aziende definite “evolvingenterprise”, sono il BYOD, la comunicazione social e il cloudcomputing.
Il gap italiano

L’Italia è in ritardo in termini di crescita rispetto agli altri paesi Europei e purtroppo anche extra europei.

Le Telco soffrono un downpricing competitivo e anche l’Informatica non va come dovrebbe. L’IT è considerata ancora come un costo e non un investimento e, infine, siamo ancora alle prese con un imbarazzante digital divide sofferto dalle imprese più piccole.

Il gap è dipendente dal ritardo su tutti i fronti della digitalizzazione e dell’innovazione, che tocca l’intero Paese: dati alla mano, il mancato investimento in IT non permette di crescere.

La cura

La ricetta è orientata a colmare il gap e recuperare il ritardo tenendo presente però una doppia discontinuità:

1. economica, con la Cina che rallenta e gli Usa che si stanno re-industrializzando a testimonianza che i vecchi paradigmi non funzionano più (tutti si riposizionano in uno scenario evolutivo);
2. tecnologica con un panorama che sta cambiando rapidamente grazie alla diffusione di table e cloudcomputing e smartphone.

Parimenti importante sarà la capacità delle imprese di diventare relazionali e orientate alle comunicazioni, dotandosi di sistemi evoluti e di soluzioni di unifiedcollaboration.

La nuova Italia digitale deve porsi in un’ottica di costruzione di sinergie tramite la relazione e costruire un sistema di partnership per fare insieme innovazione.

In quest’ottica il social networking non serve solo a dialogare con il cliente

ma anche a costruire policy e collaborazioni dedicate all’innovazione

a valorizzare e misurare la reputation aziendale digitale.

Le smart communities avranno un ruolo cruciale nello sviluppo di progetti d’innovazione. I progetti Smart Cities possono costituire una guida e invece che restare esempi eccellenti ma isolati : potrebbero invece essere divulgati secondo una visione olistica per tutto il Paese.

Dobbiamo considerare il panorama di mercato e di business fatto di luci ed ombre come un equinozio digitale.

In questo senso gli obiettivi per il futuro devono trovare la massima divulgazione per stimolare partecipazione e adozione delle nuove tecnologie. Un esempio per tutti: il cloudcomputing è unanimemente percepito come importante, ma avvertito più come una nebulosa che come una nuvola, e in quest’ottica la sfida è principalmente culturale prima ancora che tecnologica.

IMPRESE ONLINE: L’ITALIA VINCE LA CRISI GRAZIE AL WEB

Impresa Turismo: l’industria italiana della vacanza regge la crisi grazie al Web, in grado di aumentare la visibilità e moltiplicare le prenotazioni. L’indagine Isnart.

Ancora una volta la dimostrazione che il Web Marketing è vincente.

Nonostante il 2011 non sia stato drammatico per molti settori dell’economia, le imprese italiane del Turismo sembrano aver retto abbastanza bene il colpo, e a trarne vantaggio sono stati in modo particolare gli operatori che hanno affidato i loro servizi al Web.

E’ quanto è emerso dalla VII edizione di “Impresa Turismo”, l’indagine Isnart presentata a Roma presso la sede di Unioncamere.

L’80% delle imprese afferenti questo settore sono presenti su Internet e circa il 48% permette la prenotazione attraverso i sistemi di booking online; il 33% è poi presente sui social network (nel 2010 la percentuale era del 19,8%) con punte del 37,3% per gli hotel.

Il saldo complessivo di fine anno del sistema ricettivo indica una certa stabilità: -0,2% di camere vendute con una media del tasso di occupazione pari al 43,8%. Il comparto alberghiero registra un tasso medio del 48,4% ed un incremento del +1,5% sul 2010. Meno entusiasmante la situazione dell’extralberghiero, con il 37,6% di occupazione camere e un -2,3% rispetto al 2010.

Se Internet ha già avuto un ruolo importante nei risultati, un 20% delle imprese non sono però ancora presenti online e oltre il 50% del comparto ricettivo italiano utilizza Internet come semplice strumento di visibilità, senza affiancarlo alla possibilità di acquisto e prenotazione.

Eppure, a testimoniare la forza del web, sono proprio i turisti: il 41% della clientela presente nelle strutture ricettive nel 2011 ha utilizzato Internet per organizzare/prenotare il soggiorno (+35,2% rispetto al 2010). L’11,2% utilizza i sistemi di booking online della struttura e l’8,4% i grandi portali, in particolare per gli hotel (9,6%).

PMI IN DIFFICOLTA’: più di 30 fallimenti al giorno!

Record di procedure fallimentari avviate dalle PMI italiane per la stretta creditizia, i ritardati pagamenti e il calo della domanda interna: più di 30 fallimenti al giorno nel 2011.

Numerosi i fallimenti aziendali che si sono succeduti lo scorso anno per colpa della crisi economica: praticamente 31 al imprese fallite ogni giorno nel corso del 2011 e a chiudere i battenti sono state soprattutto le PMI.

Complessivamente, secondo alcune fonti, 11.615 vittime, lasciando a casa almeno 50mila persone.
Le cause di questo drammatico stato di salute delle aziende italiane deve essere ricercato – afferma, ad esempio, Giuseppe Bortolussi, segretario dell’associazione artigianato e piccola industria di Mestre – principalmente nella stretta creditizia, nei ritardi nei pagamenti e nel forte calo della domanda interna.

L’indagine della Cgia mostra come un terzo dei fallimenti sia causato proprio dai ritardi nei pagamenti (3.600 aziende) e i recenti fatti di cronaca confermano il problema con il fisco.

Purtroppo infatti gli imprenditori non vivono solo il fallimento economico della società, ma anche fallimento personale che, in casi estremi, ha portato decine e decine di piccoli imprenditori a togliersi la vita.

Ora quali contromisure può adottare un piccolo imprenditore ?

Sicuramente la prima fra tutte è quella di farsi assistere da un consulente aziendale che dimostri di essere competente e orientato verso il “problemsolving”.

Strumenti quali la ristrutturazione del debito aziendale (adesso esteso per legge anche alle micro imprese) ed il web marketing hanno dimostrato in molti casi di fare la differenza, soprattutto se inseriti in un più ampio concetto di tutoraggio aziendale, rispondendo alle cause di “stretta creditizia” e di “forte calo della domanda interna”.

Gestione finanziaria in 4 mosse: il vadevecum

Un vademecum per la corretta gestione finanziaria dell’impresa, le caratteristiche dei 4 step fondamentali:

previsione, reperimento risorse, equilibrio fra mezzi raccolti / impiegati e controllo

Accesso al credito, nuovi strumenti finanziari pensati apposta per le Pmi, investimenti, ricerca di partner finanziari: sono tutte operazioni fondamentali per un’azienda, e che in un contesto di economia mondiale sempre più competitiva diventano ogni giorno più importanti per le piccole e medie imprese.

Non a caso è questa la tipologia di aziende che maggiormente lamentano difficoltà nell’accesso al credito ma anche che, in Italia, sono spesso caratterizzate da una gestione finanziaria non all’altezza dell’ambiente economico del terzo millennio. Vediamo quali sono le regole d’oro che un imprenditore può seguire per una corretta pianificazione e gestione degli investimenti necessari per raggiungere gli obiettivi aziendali.

Innanzitutto, è utile sottolineare che la gestione finanziaria è una funzione di tale importanza da richiedere che un’appositaarea o una specifica risorsa (personale interno o esterno), se ne occupi specificamente. Le principali fasi della gestione finanziaria sono quattro, vediamole in dettaglio.

Previsione delle necessità finanziarie

Si tratta di una fase particolarmente delicata e complessa. È importante considerare che le difficoltà intervengono soprattutto quando bisogna ragionare sul lungo periodo. Una stima corretta delle necessità finanziarie deve tenere conto delle variabili esterne (che soprattutto in una congiuntura di crisi come quella attuale possono essere difficili da monitorare) e di quelle interne, come i piani aziendali.

Reperimento delle risorse

Fatta la stima delle necessità, bisogna passare alla fase della ricerca delle risorse finanziarie. L’azienda ha davanti due strade: impiegare capitale proprio, oppure cercare un finanziamento di terzi. L’impiego di capitale proprio può avvenire attraverso l’autofinanziamento, che nella sua accezione più classica si riferisce alla parte di capitale che proviene dalla gestione aziendale (come gli utili a riserva).

Oppure attraverso un finanziamento con vincolo di capitale per gli apporti al capitale sociale di impresa. Il finanziamento con capitale di soggetti terzi è invece quello che avviene quando il finanziatore non diventa socio, e sostanzialmente è un creditore (ad esempio, una banca o una finanziaria che concede un prestito).

Mezzi raccolti e impiegati

L’equilibrio tra mezzi raccolti e mezzi impiegati e loro coordinamento: è una fase strettamente legata alla precedente. L’imprenditore deve scegliere le fonti di finanziamento tenendo conto di diverse variabili. Quelle interne, relative ai programmi di investimenti aziendali, e quelle esterne, (variazione tassi, stretta al credito), che possono essere più difficili da prevedere e da quantificare.

A seconda dei diversi elementi, bisogna trovare il giusto equilibrio fra capitale proprio (capitale sociale, utili reinvestiti, e così via) e finanziamenti terzi. E in quest’ultimo caso, bisogna scegliere fra finanziamenti a breve-medio o lungo periodo. Un’azienda che svolge molte attività stagionali potrà per esempio ricorrere per questa esigenza a finanziamenti di breve periodo, mentre quando si tratta di pianificare l’acquisto di macchinari è più opportuno scegliere un prestito a lungo termine.

Controllo

Infine, la direzione o il responsabile finanziario deve costantemente monitorare la situazione, sulla base di quanto pianificato, coordinare programmi e azioni e segnalare eventuali deviazioni.

Conosci le agevolazioni per imprenditoria giovanile e start-up?

AGEVOLAZIONI PER IMPRENDITORIA GIOVANILE E START-UP

A favore dei giovani imprenditori e delle nuove start-up arrivano aiuti dal Governo e da Invitalia, che finanzia l’avvio di nuove imprese create dagli under 35.

I giovani imprenditori e le nuove start-up beneficeranno a breve di agevolazioni che arrivano grazie a una concomitanza di fattori: da un lato il decreto legge sulle liberalizzazioni, che favorisce le società attivate dagli under 35, e dall’altro lato gli aiuti previsti da Invitalia (Agenzia nazionale per l’attrazione degli investimenti e lo sviluppo d’impresa) a livello regionale.

Per sostenere l’imprenditoria giovanile, infatti, il dl sulle liberalizzazioni prevede semplificazioni per la costituzione delle nuove imprese: l’ammontare del capitale sociale può essere anche solo di 1 euro e non sono previsti bolli e oneri notarili, ma solo per i giovani imprenditori che non abbiano compiuto 35 anni di età.
Aiuti alle imprese da Invitalia

Invitalia gestisce i principali strumenti finanziari a sostegno delle iniziative di imprenditoria giovanile, soprattutto destinati all’autoimprenditorialità e nell’ambito della produzione di beni e servizi alle imprese, nel settore agricolo e pensati per favorire le cooperative sociali di….leggi l’articolo completo al seguente link:http://www.ettorepaolobonacci.it/conosci-le-agevolazioni-per-imprenditoria-giovanile-e-start-up/

Le PMI scoprono il Social Media Marketing

Secondo la ricerca “Il SocialMediAbility delle Aziende Italiane: un anno dopo“ promossa dal Master in Social Media Marketing & Web Communication della Scuola di Comunicazione IULM, si osserva un sensibile aumento dell’uso del social per attività di marketing e comunicazione anche da parte delle Pmi.

La percentuale di aziende attive nell’utilizzo dei portali sociali è passata infatti dal 9,8% del 2010 al 43%; una crescita non indifferente che ben evidenzia l’importanza del social 2.0 nel marketing e nella comunicazione anche nelle aziende piccole e medie.

La ricerca si è focalizzata all’interno di alcuni settori economici di riferimento: moda, alimentare, ospitalità, pubblica amministrazione, banche e arredamento. Per ciascun settore sono state prese come riferimento 120 aziende (per un totale quindi di 720 casi) divise per dimensioni (40 grandi, 40 medie e 40 piccole).

Facebook si conferma ancora una volta lo strumento sociale più utilizzato dalle aziende, con una crescita del 100% rispetto alla precedente ricerca. Anche Twitter, LinkedIn e YouTube mostrano segnali di crescita come strumento di marketing e comunicazione, segnando un +20% rispetto….leggi l’articolo completo al seguente link:
http://www.ettorepaolobonacci.it/le-pmi-scoprono-il-social-media-marketing/