Gestione finanziaria in 4 mosse: il vadevecum

Un vademecum per la corretta gestione finanziaria dell’impresa, le caratteristiche dei 4 step fondamentali:

previsione, reperimento risorse, equilibrio fra mezzi raccolti / impiegati e controllo

Accesso al credito, nuovi strumenti finanziari pensati apposta per le Pmi, investimenti, ricerca di partner finanziari: sono tutte operazioni fondamentali per un’azienda, e che in un contesto di economia mondiale sempre più competitiva diventano ogni giorno più importanti per le piccole e medie imprese.

Non a caso è questa la tipologia di aziende che maggiormente lamentano difficoltà nell’accesso al credito ma anche che, in Italia, sono spesso caratterizzate da una gestione finanziaria non all’altezza dell’ambiente economico del terzo millennio. Vediamo quali sono le regole d’oro che un imprenditore può seguire per una corretta pianificazione e gestione degli investimenti necessari per raggiungere gli obiettivi aziendali.

Innanzitutto, è utile sottolineare che la gestione finanziaria è una funzione di tale importanza da richiedere che un’appositaarea o una specifica risorsa (personale interno o esterno), se ne occupi specificamente. Le principali fasi della gestione finanziaria sono quattro, vediamole in dettaglio.

Previsione delle necessità finanziarie

Si tratta di una fase particolarmente delicata e complessa. È importante considerare che le difficoltà intervengono soprattutto quando bisogna ragionare sul lungo periodo. Una stima corretta delle necessità finanziarie deve tenere conto delle variabili esterne (che soprattutto in una congiuntura di crisi come quella attuale possono essere difficili da monitorare) e di quelle interne, come i piani aziendali.

Reperimento delle risorse

Fatta la stima delle necessità, bisogna passare alla fase della ricerca delle risorse finanziarie. L’azienda ha davanti due strade: impiegare capitale proprio, oppure cercare un finanziamento di terzi. L’impiego di capitale proprio può avvenire attraverso l’autofinanziamento, che nella sua accezione più classica si riferisce alla parte di capitale che proviene dalla gestione aziendale (come gli utili a riserva).

Oppure attraverso un finanziamento con vincolo di capitale per gli apporti al capitale sociale di impresa. Il finanziamento con capitale di soggetti terzi è invece quello che avviene quando il finanziatore non diventa socio, e sostanzialmente è un creditore (ad esempio, una banca o una finanziaria che concede un prestito).

Mezzi raccolti e impiegati

L’equilibrio tra mezzi raccolti e mezzi impiegati e loro coordinamento: è una fase strettamente legata alla precedente. L’imprenditore deve scegliere le fonti di finanziamento tenendo conto di diverse variabili. Quelle interne, relative ai programmi di investimenti aziendali, e quelle esterne, (variazione tassi, stretta al credito), che possono essere più difficili da prevedere e da quantificare.

A seconda dei diversi elementi, bisogna trovare il giusto equilibrio fra capitale proprio (capitale sociale, utili reinvestiti, e così via) e finanziamenti terzi. E in quest’ultimo caso, bisogna scegliere fra finanziamenti a breve-medio o lungo periodo. Un’azienda che svolge molte attività stagionali potrà per esempio ricorrere per questa esigenza a finanziamenti di breve periodo, mentre quando si tratta di pianificare l’acquisto di macchinari è più opportuno scegliere un prestito a lungo termine.

Controllo

Infine, la direzione o il responsabile finanziario deve costantemente monitorare la situazione, sulla base di quanto pianificato, coordinare programmi e azioni e segnalare eventuali deviazioni.