L’impatto della nuova direttiva europea sul report di sostenibilità e sulle aziende

News da parte di Renzo Dalle Vedove, partner del Network www.consulentiaziendaliditalia.it, il più numeroso ed autorevole network della consulenza aziendale in Italia
La Sostenibilità aziendale è sempre più al centro degli organi regolatori con aggiornamenti continui anche rilevanti.
A livello Europeo è in atto una importante evoluzione che riguarda il report di sostenibilità o bilancio di sostenibilità ed i soggetti obbligato o interessati alla misurazione e divulgazione di tali dati, si cerca pertanto di riassumete quelli che possono essere definiti i “lavori in corso” di tale direttiva.
Come sappiamo, il report di sostenibilità ovvero la Dichiarazione Non Finanziaria è regolamentata dal D.Lgs. n. 254/2016 che ne prevede l’applicazione obbligatoria per quelli che sono definiti “Enti di Interesse Pubblico” ovvero:
• Quotate, banche, assicurazioni (Enti di Interesse Pubblico)
• Con un numero di dipendenti superiore a 500
• Che abbiano superato almeno uno dei due seguenti limiti dimensionali:
1. Totale SP + 20 Mln euro,
2. Totale dei ricavi netti delle vendite e delle prestazioni + 40 Mln euro
Con obbligo di fornire informazioni
• su 4 argomenti principali attinenti al personale, all’ambiente, al rispetto dei diritti umani, alla lotta contro la corruzione sia attiva che passiva, ambientale, sociale, che rispettano il requisito di “materialità” ovvero di rilevanza tenuto conto delle attività e delle caratteristiche dell’impresa.
• In 5 aree di reporting: business model, politiche praticate dalle imprese, risultati conseguiti, rischi e risk management, KPIs
Lasciando libera scelta dell’impresa tra standard di rendicontazione esistenti, oppure metodologia di rendicontazione autonoma da menzionare e descrivere esplicitamente nella Dichiarazione Per le Dichiarazioni Non Finanziarie (DNF) pubblicate con riferimento all’esercizio 2019, tutte le imprese italiane hanno utilizzato gli standard GRI
Previsione
La situazione è destinata a cambiare a seguito della proposta di una nuova direttiva Europea che prevede una serie cambiamenti, con un ampliamento esponenziale dei soggetti obbligati, ma vediamo i punti salienti.
In primo luogo non si parlerà più di “Dichiarazione non Finanziaria” o “Reporting non Finanziario”, ma di “Report di Sostenibilità” togliendo quella accezione negativa insita nelle precedenti definizioni che porta a sminuire l’importanza di alcuni dati rispetto ad altri.
E’ stato proposto anche un abbassamento delle soglie di obbligatorietà e, già nei prossimi mesi l’ambito di applicazione non sarà più obbligatoria solo per le grandi imprese di interesse pubblico, come precedentemente definite, ma l’informativa sarà obbligatoria per:
tutte le grandi imprese, non solo quelle quotate, con uno dei due seguenti criteri:
1. più di 250 dipendenti, e attivo di stato patrimoniale superiore a 20 milioni di €,
2. ricavi netti delle vendite e delle prestazioni superiore a 40 milioni di € per le imprese quotate
3. le filiali UE di società non UE
La previsione dell’obbligo di rendicontazione da parte delle Piccole e Medie imprese quotate avrà decorrenza dal 2026, con esclusione delle micro. Per tale categoria, di imprese (PMI), sicuramente preoccupate da tale evoluzione, saranno previsti standard di rendicontazione diversi da quelli in uso tra grandi imprese.
In tale scenario è bene ricordare che molto probabilmente ci sarà una estensione di fatto di tutto o in parte sull’intera catena di fornitura, anche per le imprese prive di questo obbligo informativo, ma che saranno chiamate a fornite questo tipo di dati dai propri clienti.
Le aziende interessate passeranno da a
L’informazione di sostenibilità avrà natura quantitativa e qualitativa, e dovrà essere soprattutto di carattere prospettico secondo il principio di forward-looking. Nello specifico, la forward-looking information sarà rappresentata anche da target di medio-lungo periodo, tale a dimostrare come l’azienda intende creare valore, in coerenza con l’Accordo di Parigi.
Con la nuova direttiva ci sarà una uniformazione degli standard di riferimento, le aziende Europee non avranno più la facoltà di scegliere lo standard di riferimento in quanto l’Europa avrà i propri standard improntati a una prospettiva multi-stakeholder emanati dall’EFRAG.
Assoluta novità
Sicuramente i tre pilastri portanti del reporting di sostenibilità sono l’aspetto sociale, ambientale e di governance, ma la direttiva in questa fase di ampliamento dei concetti di sostenibilità introduce una novità assoluta, un quarto pilastro, la misurazione delle risorse intangibili generate internamente che non compaiono nello Stato Patrimoniale della società e dunque invisibili.
Sarà quindi richiesto a tutte le imprese interessate dalla nuova direttiva di riportare una informativa su tutti quelli che sono aspetti intangibili, dalla gestione del marchio, alla formazione ecc.
Si tratta così di misurare gli intangibles in modalità non-finanziaria tramite l’utilizzo di KPIs seppur con tutte le difficoltà del caso vista la impalpabilità di detti assets.
Tale previsione coglie appieno l’importanza degli assets intangibili nelle aziende che sono il vero motore di successo dell’impresa.
Infine viene meglio specificato un ulteriore elemento fondamentale, il concetto di “doppia materialità”, del resto già presente nella attuale direttiva, ovvero riportare nel report di sostenibilità tutte le informazioni relative all’impatto che hanno fattori esterni sull’impresa, ma anche l’impatto generato dall’imprese all’esterno.
Collocazione delle informazioni
La direttiva, ancorché non ancora definitiva, ai fini delle collocazione di queste informazioni fa riferimento alla “Relazione sulla Gestione”, possibilmente in una sezione dedicata all’informativa di sostenibilità.
Saranno quindi informazioni che faranno parte delle comunicazioni sociali, ma non del bilancio in senso stretto.
Revisione & controllo
La direttiva offre delle indicazioni in merito alla revisione dell’informativa di sostenibilità. In tal senso sarà richiesta una “limited assurance” obbligatoria sull’informativa di sostenibilità ovvero una “reasonable assurance” nel caso di adozione da parte della Commissione di standard di revisione per tale tipo di attività di verifica.
La proposta di Direttiva prevede che la figura responsabile della revisione sarà lo “statutory auditor” quindi nel nostro Paese, probabilmente il collegio sindacale con delega al controllo o un revisore esterno indipendente a seconda delle modalità di recepimento.
Si tratta di cambiamenti importanti che, come abbiamo visto, coinvolgeranno un gran numero di aziende anche di piccole dimensioni in tempi molto veloci e non solo per quanto riguarda l’informativa in senso stretto, ma anche per quanto riguarda i rapporti Banca-Impresa dove i fattori ESG sono sempre più presenti e le aziende devono esser pronte a rispondere in modo adeguato alle richieste dei propri clienti e del mondo bancario.
Per questo è necessario che le aziende anticipino tale evoluzione introducendo mano mano concetti di sostenibilità. Sono percorsi innovativi che richiedono tempo e, una introduzione graduale consente di gestire in modo più fluido l’intero processo di integrazione.
Proprio per questo motivo gli imprenditori più sensibili al tema spesso si affidano al supporto professionale di manager con formazione ed esperienza specifiche in CSR/Sustainability, affinché li accompagnino in questa delicata quanto illuminata evoluzione societaria.
Cosa possiamo fare per te:
• Ti aiutiamo ad adeguarti dal punto di vista strategico nell’inserimento di politiche ESG
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