Il freno alla Digitalizzazione
News da parte di Fabio Consorti, partner del Network www.consulentiaziendaliditalia.it, il network nr. 1 in Italia che racchiude i migliori aziendalisti.
La digitalizzazione non è una caratteristica di una singola o di poche divisioni aziendali ma è un atteggiamento professionale che, per raggiungere l’obiettivo, deve coinvolgere tutta l’azienda.
Questo atteggiamento, tuttavia, non sempre è presente nell’azienda, soprattutto, per due motivi: scarso coinvolgimento del personale e cultura non aperta al cambiamento.
In sostanza, le persone non sono coinvolte nel processo di trasformazione digitale e questo rappresenta il più grosso limite perché impedisce la Quarta Rivoluzione Industriale.
Questa trasformazione non presuppone solo l’utilizzo di nuovi strumenti digitali ma richiede il coinvolgimento del personale; al riguardo, occorre tenere presente che vi possono essere “resistenze” (magari inconsapevoli) di carattere emotivo e/o di paura del cambiamento da parte del personale che potrebbe sentirsi inadeguato e, di conseguenza, chiudersi in se stesso.
Oltre al coinvolgimento (che è la prima cosa), occorre investire in una organizzazione “agile” che significa apprendimento continuo, cicli decisionali rapidi grazie alle tecnologie, formazione del personale e nozione di azienda aperta.
Si tratta, a tutti gli effetti, di un vero e proprio cambiamento culturale (ancora e ben prima di essere un cambiamento tecnologico) in quanto “stravolge”, modifica il modo che ha il dipendente, l’imprenditore di intendere il proprio lavoro e le sue procedure: ci sono convinzioni lavorative/professionali da abbandonare e bisogna guardare la realtà che ci circonda con nuovi occhi.
In questo contesto, le aziende hanno difficoltà a misurare (anche a causa della scarsa cultura della misurazione stessa) i benefici dell’innovazione, del coinvolgimento delle persone … in una parola, il grado di maturità digitale, perché si tratta di trasformazioni difficili da valutare anche se necessarie.
Diventa imperativo incoraggiare il DNA digitale che è presente nel personale in maniera “dolce” perché è una trasformazione che non deve generare la paura del futuro o peggio viverla con un senso di minaccia.
Grazie per la lettura
Cordiali saluti
Fabio CONSORTI