Come difendersi dalla crisi e dall’ipercompetitività del mercato: flessibilità nella gestione del lavoro
A partire dalla Riforma Biagi del 2003 per arrivare ai giorni nostri si è assistito all’introduzione di sempre maggiori forme di flessibilità nella gestione del rapporto di lavoro che, se da una parte sono considerate tipologie contrattuali atte a favorire l’incremento dell’occupazione, dall’altra rappresentano uno strumento che consente alle imprese il contenimento dei costi nel rispetto della legalità.
Sulla base di tali considerazioni, al fine di contenere gli effetti della crisi, le imprese dovrebbero rimettere in discussione la tradizionale gestione delle risorse umane compiendo un processo che si compone di tre fasi principali:
1) Analisi della domanda e di come essa possa essere soddisfatta dalla forza lavoro; al termine della valutazione potrebbe risultare utile introdurre:
- – forme di flessibilità con il supero dell’orario di lavoro in alcuni mesi dell’anno che verrebbe recuperato in periodi di calo lavorativo;
- – banche ore per gestire le eccedenze dell’orario di lavoro;
- – per le attività caratterizzate dalla stagionalità contratti a tempo parziale verticale con la con prestazioni lavorative solamente in alcuni mesi dell’anno;
- – ricorso agli ammortizzatori sociali quali la cassa integrazione per la gestione dei cali di lavoro.
2) Studio delle forme di assunzioni incentivate e agevolate con cui inquadrare il personale in entrata. A fianco del classico contratto di apprendistato, nella maggior parte dei contratti di lavoro stipulabile con giovani fino a 29 anni di età, sono numerose le assunzioni agevolate rivolte ai soggetti in cassa integrazione o mobilità mentre sempre più spesso Province e Regioni istituiscono appositi bandi per favorire l’occupazione e conseguentemente agevolare determinate categorie di lavoratori.
Altro strumento molto interessante è lo stage di lavoro che consente all’azienda, per non più di 6 mesi, di garantirsi la presenza di un lavoratore senza costi contributivi.
3) Rimettere in discussione i processi di lavorazione interna individuando le attività non strategiche che possono essere esternalizzate o magari affidate alle cooperative di produzione e lavoro o alle cooperative sociali.
In molti casi, al temine delle valutazioni, il risultato finale in termini di ottimizzazione della forza lavoro e di contenimento dei costi potrebbe essere sorprendente.
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