Da oltre un decennio, e precisamente dalla primavera dell’anno 1999, la Corte di Cassazione ha finalmente iniziato a riconoscere il diritto di privati ed imprese ad ottenere l’integrale rimborso di tutti gli oneri illegittimamente addebitati in costanza di rapporto dagli istituti bancari a titolo di interessi anatocistici, interessi ultralegali, commissioni di massimo scoperto ed interessi usurari.

Più in particolare, la Corte di Cassazione ha stabilito:

quanto all’anatocismo: il diritto del correntista di ottenere il rimborso di tutti gli interessi anatocistici addebitati fino al primo semestre dell’anno 2000, ovvero fino alla chiusura del rapporto nel caso in cui successivamente al primo semestre 2000 la banca non gli abbia fatto sottoscrivere un nuovo contratto con l’espressa previsione della pari periodicità nella capitalizzazione degli interessi creditori e debitori;

quanto agli interessi ultralegali: il diritto del correntista di ottenere il rimborso di tutti gli interessi addebitati dalla banca in misura superiore al tasso legale di volta in volta vigente, tutte le volte in cui il contratto di apertura di conto corrente non contenga la precisa indicazione del tasso debitore in concreto applicabile al rapporto (a tale proposito la Corte di Cassazione ha avuto modo di affermare la nullità della clausola prevedente il “rinvio alle condizioni usualmente applicate sulla piazza” contenuta in tutti i contratti bancari stipulati fino ai primi anni ’90);

quanto alle commissioni di massimo scoperto: il diritto del correntista al rimborso di tutte le somme addebitate a tale titolo ogniqualvolta il contratto di apertura di conto corrente non contenga oltre all’ammontare della c.m.s. anche i criteri di applicazione di detto onere;

quanto agli interessi usurari: il diritto del correntista di ottenere il rimborso di tutti gli interessi addebitati nei trimestri in cui sia stato applicato dalla banca un tasso superiore al tasso soglia determinato trimestralmente sulla base delle indicazioni contenute nella legge n. 108/96 (c.d. legge “antiusura”, la quale prevede espressamente che ai fini della determinazione del T.E.G. si debba tener conto anche delle commissioni di massimo scoperto.

I principi sopra esposti sono stati consacrati in due sentenze importantissime delle Sezioni Unite della Suprema Corte, e precisamente la sentenza n. 21095 del 4/11/2004 e la recentissima sentenza n. 24418 del 2/12/2010, la quale ha una volta per tutte stabilito che la prescrizione decennale del diritto del cliente alla ripetizione degli oneri illegittimamente addebitati dalle banche decorre solo e soltanto dalla chiusura del rapporto di conto corrente, con la conseguenza che il cliente, laddove abbia conservato tutti gli estratti conto, potrà agire per ottenere il rimborso degli oneri addebitati dalla data di accensione del rapporto fino alla sua chiusura.

Occorre, poi considerare, che l’applicazione dei citati insegnamenti della Corte di Cassazione oltre a legittimare la proposizione di azioni volte ad ottenere il rimborso degli oneri illegittimamente addebitati dalle banche, ben può essere utilizzata dai privati – e soprattutto dalle imprese – per contrastare, ed in alcuni casi addirittura prevenire, le arbitrarie azioni giudiziali promosse dalle banche per il recupero dei crediti asseritamente vantati nei confronti dei clienti.